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1/5/2011: Edo live@1° maggio (RM)

«Guarda che  hanno riaperto la fermata di San Giovanni!»
E’ la bella notizia che ricevo da un addetto alla sicurezza, nei meandri della fermata di Termini, linea A
della metropolitana. Ovvero, l’unico modo sicuro per raggiungere alle 16  Francesco Donadio che mi attende
a un lato di piazza San Giovanni. Ed è qui che avviene il dono del bracciale rosso… 
L’unico lasciapassare –oltre a quelli di altri colori- per l’agognata meta: backstage del Concertone.

Sacro e profano accompagnano me e Donadio attraverso il percorso protetto che fiancheggia il lato destro
del palco e ci immette nel villaggio musicale, situato alle spalle del palco.

Ho modo di salutare Antonio Magurno, Giancarlo e Massimo; intravediamo anche Franco De Lucia.
Ressa di microfoni e telecamere: è il momento di Edo, con le rituali interviste pre esibizione…

Edoardo sale sul palco, e intanto altri protagonisti del live -musicanti, ma non solo- 
fanno la loro comparsa davanti alla moltitudine mediatica.

Con Francesco, abbiamo modo di gustarci –al fresco e in comodità- l’esibizione del Nostro sul maxischermo approntato all’interno del villaggio…

Sceso dal palco, Edo è “preda” dell’inviata del tg3 Teresa Marchesi.

Intanto, dopo aver varcato l’ultimo e più ambìto ingresso –quello che introduce ai camerini degli artisti-
noto subito un piccolo, importante indizio…

Dopodichè avviene l’atteso incontro fra il “sassofono fetiente” ovvero Enzo Avitabile ed Edoardo.
Un lunghissimo abbraccio, grandi sorrisi e un fitto conciliabolo fra i due compagni di una stagione straordinaria e irripetibile…

E poi… tutti via di corsa, alle rispettive città e ai rispettivi impegni. Avitabile si esibirà di lì a poco.
Nel “vippaio – nippaio” che circonda questo genere di eventi, da segnalare la presenza di Andrea Riviera in tenuta Jesus, con un cartello al collo che recitava: «Lui l’avete fatto beato… A me m’avete fatto martire…»

Scelgo di defilarmi dal villaggio giusto in tempo per veder passare Tony Hadley, Ennio Morricone, Lucio Dalla
e Francesco De Gregori. 20 e 45, fatico non poco a fendere la moltitudine che ha occupato la piazza, cercando
di evitare di calpestare mani, piedi, bottiglie vuote ed ebrezze alcoliche. Fermata metro San Giovanni chiusa. Ripiego su Re di Roma. Mi accompagnano le note dell’ultima composizione di Morricone, aperta dalla voce di Mariano Rigillo. Giornata splendida, finalmente primaverile. Roma -a dispetto di tanti gufi- ha retto magnificamente due eventi in contemporanea. Eventi, occorre dirlo, fuori dal normale…
Qui finisce la mia testimonianza. Ringrazio ancora e pubblicamente Francesco e la sua redazione, per avermi concesso questa splendida opportunità.

Antonio Dubois

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Commenti da Facebook

Massimo Garzisi: Antonio, grazie per le splendide foto e il reportage, sembrava di essere li.
2 maggio 2011 alle ore 16.44

Lorenzo Sau: Ottime le foto che catturano momenti particolari e inediti…
2 maggio 2011 alle ore 17.49

Francesco Polise: Grazie Antonio…..mi sembrava di essere lì, anche a me…
2 maggio 2011 alle ore 18.20

Cristina Giulio: Grazie mille Antonio!!!! Quest’anno non mi sono potuta muovere (avendo una mamma allettata) e queste foto sono graditissime!!!!! Smack!!!
2 maggio 2011 alle ore 19.22

Cristina Dorothy Riolo: grazie grazie grazie!!!
2 maggio 2011 alle ore 21.22

Sabina Pisano: invidia, invidia, invidia, invidia!!! bravo antonio!
2 maggio 2011 alle ore 22.13

Giovanna Benanti: bellissime foto, perfetto reportage, grazie Antonio per il tag! buonagiornata
3 maggio 2011 alle ore 10.28

Mara Ermini: Bravo Tony!!! Come può mancare una mia osservazione fuori luogo?? la faccio???
E dai sì….”camicia di Edo INGUARDABILE!!!” AHAHAHAH!!!
Comunque su rinnegato s’è ballato a bestia in soggiorno con Roby a far la chitarra di Peppe!!!
3 maggio 2011 alle ore 13.29

Graziella Corsaro: Avevo perso l’abitudine alle recensioni del ragazzaccio! Mi è piaciuta quella piazza…
Italiani non l’avevo ancora sentita…sarò inguaribile, mi si è aperto il cuore.
Tifo da stadio e hola casalinga per Avitabile-Co Sang… Grazie Tony
3 maggio 2011 alle ore 18.48

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2/2/2011: Edo live @The Place (RM)

Marò che emozioni… Locale stracolmo, con tantissima gente che è rimasta fuori da “The Place”. Sold out
come nella migliore delle tradizioni. “Piccionaia” con vip come Sandro Ruotolo, Nino Frassica e tanti altri…
Scaletta super lunga con chicche come La Sapienza. Apre il Quartetto Flegreo con un Vivaldi spettacolare
che fa da apripista a Dotti, medici e sapienti. Peppe & Patrix con look da old bluesman e poi…
Una sontuosa versione di Signor Censore con band e quartetto d’archi: pura potenza blues. E ancora: Neri Marcorè che ha duettato con Edo in Venderò, Nino Frassica con la sua contagiosa pazzia che ha coinvolto tutti (Edo compreso) in una finta diretta che andrà in onda su radio due e poi gran finale con i Velvet, Luca Barbarossa, Frassica e Marcorè nel Rock di Capitan Uncino. Fra qualche ora posterò tranche di video.
Un abbraccio al mio Fronte del Bastimento: Alessandro Persichini, Paolo D’agostino, Gianni Catani, Nunzia Special Edition, Mirella, Frank Donadio. E un grazie speciale a Aldo Foglia e Luigi. Edo nei camerini colloquiava con David Zard. Era soddisfatto e si vedeva! A parte l’aria condizionata. Gli ho consigliato di fare 5/6 repliche, vista tutta la gente rimasta a bocca asciutta. Non è sacrilegio Edo in Club Version. Roma lo ama e lo ha dimostrato quando Pier dei Velvet ha fomentato la platea per il giusto tributo al Comandante…
Buonanotte a tutti…

Antonio Dubois

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Commenti da Facebook

Daniele Calabria: A me in club version piace assai….
2 febbraio 2011 alle ore 2.33

Giada Suri:E io come sempre me la so presa nel secchio. MALEDETTA INFLUENZA!!!!
2 febbraio 2011 alle ore 8.05

Francesco Losco: E magari anche in altri club nel resto della penisola…perchè no ?
2 febbraio 2011 alle ore 10.35

John Elkan: indimenticabile….
2 febbraio 2011 alle ore 10.37

Fulvio Nunziata: c’ero anch’io … Da casa ingessato!
2 febbraio 2011 alle ore 11.24

Nunzia Fatina Miele: hai perso per strada a Gianni Minà!!
2 febbraio 2011 alle ore 14.35

Agenore E Milly: mi sono perso la prima mezzora perchè il collegamento non funzionava, ma posso dire che
il concerto è stato veramente fantastico ed emozionante. Un grande Edo, una band all’altezza della situazione, uno spettacolo veramente emozionante.
2 febbraio 2011 alle ore 22.51

Alessandro Persichini: Arrivo tardi a commentare. Ma che spettacolo di concerto!!!!!! E’ stato il concerto perfetto, con un Edo straordinario in grandissima forma! Unico neo, con le richieste di partecipazione
ci avrebbero riempito tre volte il locale. E perché non riempirlo allora sto locale per altre tre volte?
4 febbraio 2011 alle ore 21.40

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8/11/2010: Mtv Storytellers: note a margine…

Giuseppe Scarpato e Raffaele Lopez firmano la produzione artistica di questo nuovo lavoro di Edoardo.
La produzione esecutiva è stata curata dalla Universal (location e attrezzatura musicale) e da Mtv. Quest’ultima farà “ruotare” in otto passaggi il/i clip tratti da questo cd. La registrazione del prodotto (tutto in presa diretta)
è durata due giorni. Della versione di Perché (suonata due volte) è stata scelta la prima stesura.
La pre-produzione Scarpato – Lopez è durata sette giorni. Una volata. Ho chiesto a Giuseppe quale fosse il suo brano preferito di questa operazione “restyling”… Risposta: «Non farti cadere le braccia». Sempre secondo i suoi gusti, si aspettava É stata tua la colpa come singolo. E –udite, udite!!!- la carica esplosiva di Perché è solo una minima parte di quella che ci possiamo aspettare dell’intera raccolta…
Ultimo -ma non ultimo- Edoardo è molto soddisfatto del risultato ottenuto. E vi pare poco?

Grazie a Peppe per la piacevole chiacchierata e la disponibilità. Appuntamento a domani nei negozi di dischi.

Antonio Dubois

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5/9/2010: Gianni Minà pro Edo

Dalla rubrica di Gianni Minà APPUNTI & CONTRAPPUNTI contenuta nel VIVAVERDI -il giornale edito dalla SIAE-, ecco uno sfogo, recensione -chiamatela come volete- dedicato/ dedicata a Edoardo.

SE BENNATO SEGNALA CHE LA MUSICA POPOLARE NON E’ MORTA

di Gianni Minà

«Ogni tanto un artista non allineato segnala la vitalità della canzone d’autore,spesso mortificata dall’industria discografica, dalla dittatura dei deejay e dalla mediocrità dell’offerta televisiva. Dalle sabbie mobili dove, da tempo, è impantanata la nostra musica popolare, che ancora qualcuno chiama leggera, malgradoper anni abbia rappresentato un riscatto della nostra identità, si risveglia ogni tanto l’orgoglio di un artista. Solitamente è un autore o un cantante che si è rifiutato di rimanere imprigionato nelle mode del momento, nei ricatti di molti deejay, o nei discorsi insulsi dell’ultimo “rappero” in auge, e sfida i luoghi comuni che stanno facendo morire il piacere di scrivere una canzone. Questi personaggi liberi dal conformismo esistono ancora, ed uno di loro è sicuramente Edoardo Bennato. Il suo ultimo cd Le vie del rock sono infinite, che le mie figlie mi hanno fatto scoprire per caso, conferma il mio rispetto per lui. Lo conosco dai primi anni ‘80 quando, prima ancora di giganti come Bob Marley o di altre leggende della musica moderna, riempì lo stadio di San Siro (sessantamila persone) con un concerto memorabile che la Rai Due di allora mi chiese di riassumere in due programmi intitolati E invece si e invece no, ispirandosi proprio ad un disco di Edoardo uscito nell’81. Mi piacque subito quella sua fede incrollabile nel rock and roll tradizionale, respirato, come tanti colleghi napoletani, nella base Nato della città e riproposto nel cortile della Casa popolare di Bagnoli, dove gli operai dell’Italsider, come suo padre, lavoravano nella fabbrica che forse distruggeva il paesaggio, ma assicurava la vita a tante famiglie nell’era dell’Italia del boom industriale. Edoardo, laureato in architettura, spesso con la collaborazione anche di suo fratello Eugenio, artista poliedrico, non nascondeva in molte canzoni il suo disagio estetico per una modernità che esigeva però un prezzo. Ed era il suo contributo inedito, nuovissimo, all’impresa di nobilitare i versi poetici delle canzoni. Non si dava delle arie Bennato, era autoironico, e l’arma dello sberleffo che spesso usava per toccare temi sociali, l’assurdità delle guerre, la presunzione di tanti rapaci del nostro presuntuoso paese, lo facevano accettare anche da chi, pervicacemente, insisteva sul fatto che la canzonetta non poteva essere altro che una canzonetta e non un componimento di denuncia. Sono passati trent’anni e il cantautore raffinato di Non farti cadere le braccia e di Un giorno credi, ma anche quello critico della Torre di Babele, Burattino senza fili, Uffa! Uffa!, Sono solo canzonette, o quello più recente di E’ asciuto pazzo ‘o padrone, Viva la mamma, Totò sapore e L’uomo occidentale, non ha perso la sua vena, il suo impegno (una canzone come A cosa serve la guerra, tratta da L’uomo occidentale, non la scrive chiunque in Italia). Chi ha invece perso la sua capacità di essere è proprio quell’industria disco grafica (o ex industria) ormai incapace di sostenere non solo Edoardo Bennato, ma quasi tutti i nuovi Edoardo Bennato che mettono timidamente fuori la faccia nell’ambiente italiano della musica popolare. Certo, è difficile e scabroso il lavoro del discografico, in una realtà dove saccenti deejay rifiutano l’impegno di cantautori come Bennato o Pino Daniele, con la proterva ragione che gli “potrebbero disturbare l’umore della radio”. Ma il pregiudizio che circonda tutto quello che non è bieco conformismo della musica attuale sfiora quasi l’autolesionismo. Quei pochi artisti che ancora riescono a riempire gli spazi in una tournée italiana si sono salvati, al di là dei loro meriti, perché hanno avuto vicino qualcuno capace di costruir loro attorno, nel tempo,un apparato di divismo, un’attesa (spesso tenuta in piedi da un giornalismo conformista) che assicura a questi artisti un’aspettativa artefatta in molti strati del pubblico. Forse l’atteggiamento schivo di Edoardo Bennato, il suo sarcasmo, la sua ironia di fronte a certi atteggiamenti pretesi dalla promozione commerciale nel campo della musica popolare, non gli hanno regalato sempre l’attenzione che le sue proposte hanno meritato e meritano. Ma la qualità inossidabile di questo suo ultimo lavoro, Le vie del rock sono infinite, dove ancora una volta coniuga un sano rock and roll e anche il meglio della sua ispirazione romantica, con versi di rifiuto della guerra, dell’arrivismo, dell’arroganza e perfino del divismo della sua categoria (quella tante volte irrisa del cantautore) merita attenzione e segnala che la musica popolare in Italia non è morta e potrebbe ancora svolgere la sua funzione.»

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10/6/2010: Sulle tracce di… Edoardo Bennato

Ovvero viaggio nella storia passata e presente dell’Eccellentissimo Guitto.
Ovvero testimonianze dirette, lucidamente appassionate di chi visse quel periodo storico-musicale
che partiva dagli anni ’60 e sfociava fino alla metà degli ’80…
Napoli, 9 giugno 2010, mezzodì a piazza Amedeo, quartiere Chiaia. Appuntamento con Gigi De Rienzo, bassista di Tony Esposito e di Edoardo. Nella formazione di ‘Musica Nova’ con Eugenio, di nuovo al basso nel capolavoro di Pino Daniele Nero a metà, produttore dei primi due dischi di Teresa De Sio. Basta? No.
Musicista di primordine, appartenente a un formidabile movimento musicale denominato “neapolitan power”…

Dalla flemma english style di De Rienzo, si cambia decisamente registro. Entra in scena il PercussAutore
Tony Cercola. Con la sua inimitabile presenza fatta di sguardi, “lumumbese slang”, usando a mò di percussione
il tavolino del bar che ospita Francesco Donadio, Paolo Di Silvio e me, rende brevissime le quasi due ore di intervista. Un piccolo stralcio dell’interview di Tony: «Le canzoni di Edoardo alle quali sono più affezionato?
Ma che sarà, Un giorno credi’ che ancora oggi mi fa venire i brividi e Canta appress’ a‘ nuje»

La jeep di Paul Di Silvio punta dritta come una spada in direzione Bagnoli.
Sosta d’obbligo a via Diomede Carafa dove al quarto piano di questa palazzina Tony sostenne il suo provino
con Edoardo. Occorre ricordare che il buon Cercola faceva parte della band di un certo Pino Daniele…

La bussola –e la gola- del PercussAutore ci guidano nelle stradine di una Bagnoli estiva e assonnata. Approdiamo alla pizzeria di Gennaro dove trionfa lo “spaghettino c’à pummarola fresca” richiesto da Esposito Antonio, in arte Tony Cercola…

Accompagnato Tony allo studio di Gino Magurno altro giro, altro appuntamento. Scortati da Max Tassi –incredibile ma vero, incrociato nella calura bagnolese- arriviamo dalla nostra splendida Fatina che ci porta
nel paese di Bengodi: Soccavo, via Croce di Piperno 42, Edizioni Musicali Cinquantacinque. Accolti dal calore dell’ospitalità di Silvana, Claudia ed Enzo ci accomodiamo in attesa di accendere il registratore per raccogliere
i ricordi di Giorgio Bennato curiosando fra le meraviglie tecniche di Radio Cheyenne…

Anche Nunzia approva!

E anche Mary ascolta attenta le parole di Giorgio fra una fusa e un’altra…

Ore 20 e 30 circa… Ultimi saluti anche con la nostra BeneAmata Nancy. Si torna nella Capitale con un carico
di emozioni difficile da descrivere soprattutto per chi quegli anni li ha vissuti in un sandalo di terra sarda…

Antonio Dubois

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Commenti da Facebook

Gennaro Puolo: Ma come vieni a Bagnoli e non me lo comunichi?
Magari prendevamo un caffe’ assieme. Sara’ per la prossima volta, ciao!
10 giugno 2010 alle ore 19.07

Antonio Di Silvio: Che dire…peccato che lavoro, ma prima o poi…
10 giugno 2010 alle ore 19.58

Franco Puma: Antonio, hai ripercorso un tragitto che io sogno di fare da una vita, magari in compagnia
del nostro grande mito Edo. E’ proprio vero che c’è chi può e chi non può; evidentemente… io non può.
E continuo a sognare…

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29/3/2010: Edo live @New York

Edo @N.Y. ovvero: quello che non avete ancora visto!
Doverosi i ringraziamenti a: Maria Teresa Livraghi per il preziosissimo apporto (english spoken!).
Inoltre, grazie a: I-Italy, Marina Melchionda, Carmine Savarese.
Pronti? Godetevi questi shot’s direttamente dalla Grande Mela!!!

Very, very rock!!!

Uno spicchio della Highline Ballroom

Vista dall’alto…

È lei, con relativa translation…

«Americà!!! Non voglio prigionieri!!!»

Non vi fermate, dovete costruire la vostra torre!

La torre di Babele si deve fare…

E la nave va… 

Djembè & Patrix in postazione per il Gran Burattinaio…

In Piemonte c’era un re…

Sono sicuro che c’era qualcuno, ho fatto salti mortali per te…

«Marò! Quale chitarra scegliere?»

«VOGLIO UNA EKOOOOOOOOOO!!!!!!!»

«Mmmhhh… ma con tutto stò ben di Dio alle mie spalle è difficile fare una scelta!»

«Vabbuò! S’è fatta ‘na certa! E c’ho un appetito…»

Sorride il Maestro…

E ‘tte credo!!! Guarda che splendido gineceo italo-americano!!! 

«Je ve vurrìa vasààààà!!!»

«Sentiamo se stà pizza è buona come quella napoletana…»

«Pare proprio di sì!!!»

Antonio Dubois

Foto di Marina Melchionda e Carmine Savarese

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15/3/2010: Roboante Edoardo

Che grande invenzione gli anagrammi! Le vie del rock sono infinite, l’atteso nuovo lavoro discografico di Edoardo Bennato, si trasforma in Incendiereste violino folk di Roboante Da Onde. Bellezza e potenza della lingua italiana. A pensarci bene c’è tutto il bennato-pensiero in questo anagramma. E allora giochiamo, provando a parlare del disco di Roboante-Edoardo. Per prima cosa occorre ignorare la trappola dell’autocitazione dell’artista Bennato, e non incorrere in frasi tipo «Questo brano ricorda tanto…» Perdiana, questo è l’album del gran ritorno nel salotto buono della discografia italiana, anzi in questo caso internazionale (Universal docet). La gestazione parte da molto lontano, con l’uscita di lavori sistematicamente ignorati da media e industria discografica:
due album live autoprodotti che contenevano Sinistro, Il gioco delle tre carte, C’era un re e sul sito dell’artista, L’uomo nero. In mezzo al guado, l’uscita del libro Aldo Foglia-Edoardo Bennato Così è se vi pare,
la partecipazione con Beppe Grillo nel periodo della “emergenza munnezza”, l’abiura da parte del comico genovese nei confronti di Edoardo, il tanto discusso live per i giovani ex Alleanza Nazionale, la partecipazione
a Viva Radio Due di Fiorello e Baldini, un live a Londra… Basta? Mica tanto. Con l’OnnivorVisione madre-matrigna che tutti glorifica e tutti distrugge, anche l’alfiere dell’italico rock ha vita grama. E allora, occorre ingegnarsi. Come a Londra, più di quarant’anni fa. O come a Napoli nel 2007 e nei pressi di Lodi nel 2008.
Il materiale è tanto, si parla di cinquanta brani, e la band di Edoardo fa un primo lavoro di preproduzione. Risalgono a quel periodo i brani testé citati. In Lombardia, Giuseppe Scarpato e Nicolò Fragile cominciano a tessere quello che sarà il progetto sonoro, con lo zampino di Alessandro Britti che – voci di corridoio, lo giuro! – pare si sia speso per far sì che il matrimonio Roboante-Universal s’avesse da fare. E questa è la premessa.

Adesso, let’s play! L’oggetto del desiderio ammicca con fare osceno per venir scartato. La prima sorpresa
è rappresentata dalla copertina realizzata da Paolo Ravalli: in pratica, la resa grafica delle tematiche dei brani,
con l’artista apparentemente defilato, accomodato placido e ironico su un trono all’interno di una costruzione che ricorda un tempio abbandonato nella giungla. Il tutto sovrastato da un cielo plumbeo che spara fulmini: omaggio indiretto ai Dire Straits di Love Over Gold e al fido Scarpato? 

Spulciando fra i credits si nota il debutto come editore di Franco De Lucia, al pari di Aldo Foglia amico-manager di Roboante. Per la produzione ci si è affidati a Fabrizo Barbacci, coadiuvato da un nutrito numero di musicisti ed alcune very special guests: Alfredo Golino al drumming, Nicolò Fragile alle tastiere, Davide Rossi agli archi. Gli altri musicanti: Giuseppe Scarpato alle chitarre, Franco Li Causi e Cristiano Dalla Pellegrina ovvero basso
e batteria dei Negrita, Raffaele Lopez alle tastiere. E ancora: Gennaro Porcelli, Cesare Petricich, Drigo (Negrita) alle chitarre, Cesare Chiodo al basso, Daniela Carelli, Patrix Duenas, Massimo Tassi, Angela Luglio ai cori,
Gino Magurno per additional keyboards e programmazioni.

Il riff di chitarra assegnato al canale sinistro e la voce effettata ed inquietante al punto giusto aprono il viaggio elettronico del novello Colombo di Mi chiamo Edoardo. Navigante in un mare infido e tempestoso, sballottato
tra sacro e profano, missione di pace o intervento armato che dir si voglia. Una canagliesca ottava di mezzo interrompe l’inciso che si stampa prepotentemente in testa. Chissà se Roboante ha voluto rievocare quel viaggio di tanti anni fa compiuto in Sud America da tre ragazzini… Con la title track si contende il ruolo di candidato
per il nuovo singolo. 

Per l’autore, il prototipo dell’ideale femminile va a braccetto con l’amore per Mr. Zimmerman: e così, armonica
e fingerpicking a pioggia per colei che è Perfetta per me. Una giocosa ironia pervade le liriche del brano:
Lei sui tacchi barcolla e rischia di cadere. E sua madre le urla che deve dimagrire… E visto che quando una canzone -“licenziata” dal suo autore- diventa di dominio pubblico, mi piace immaginare che Roboante l’abbia dedicata a una mia amica di Bagnoli… 

Un sogno, e l’asfalto liquido del ponte che unisce Memphis-Elvis ai Campi Flegrei racconta l’incontro
fra due fratelli che scrivono la pagina che dà il titolo al lavoro. Le vie del rock sono infinite è, per chi scrive,
la più toccante, il fil rouge ideale con Non c’è tempo per pensare, altro capolavoro della stessa premiata ditta.
Forse perché anch’io non ho mai avuto vita facile e appartengo a quelli con un passato discutibile, senza un mestiere rispettabile… Da questa song, malinconica e grintosa allo stesso tempo, viene fuori tutta la rabbia contro divieti, mode e dj. Questi ultimi, a tutti gli effetti nuovi padroni del vapore discografico. Nel dolce annientamento onirico, sdraiato, e con lo sguardo estasiato di Bob De Niro in C’era una volta in America, Roboante visita la Bagnoli che non c’è più, quella della sua infanzia. Bello il raddoppio di Cristiano Dalla Pellegrina sul rullante. Sublime il risento la radio degli americani che infetta di rock i conservatori, laddove “conservatori” assume un doppio significato.

Una introduzione tagliente di chitarre ricompone la coppia d’oro dell’annata 2007. Britti & Roboante firmano
In amore, una song che propone l’Eterna Schermaglia fra “opposte fazioni” perché, citando John Gray: «Men are from Mars, women are from Venus». Pertanto, mai fidarsi di chi continuamente in vite real-virtuali si traveste  perché si distingue da tutta la gente per bene. Il ritornello è autentica dichiarazione in puro stile corsaro:
Ma quello che penso davvero lo dico e lo nego per non finire sul rogo. Diffidare anche dalla pletora di cantori d’amore perché chi tenta di illanguidire è stonato. E chi ha sempre promesso di spiegare l’amore ha imbrogliato… Di grande impatto il finale d’archi di Davide Rossi.

All’interno del gineceo di Roboante c’è una nuova figura: una piccola donna del futuro. Dal piglio rivoluzionario, figlia del remoto sud del mondo, troppo spesso sbandierato ed ignorato, che in un giorno non troppo lontano sarà capo dell’attuale prima potenza. È lei quella in cui riporre le speranze di un pianeta allo sbando? Forse sì.
E non c’è contraddizione fra sentimento e rivoluzione. Archi incalzanti –alla cui scrittura ha partecipato Roboante – nel middle eight che lancia il solo di Giuseppe Scarpato.

La chitarra acustica evoca il compianto Bo Diddley. Alla chitarra slide e ai tom della batteria il compito di dare
il benvenuto tribale alla cara figlia di papà di Io Tarzan e tu Jane. Costei è l’erede designata della protagonista tratteggiata nel lontano 1975 in Ci sei riuscita. Allora era foresta, oggi è giungla in cui esibire un posticcio ruolo da fondamentalista verde radical-chic. Salvo poi far marcia indietro per ritornare all’altra giungla: cittadina, casalinga, televisiva, triviale, gretta e antropofaga. La canzone è contrassegnata da un ritornello efficace condito da fraseggi di chitarra tanto cari agli U2.

La stessa chitarra che sembra non voler trovar pace accompagna il viaggio di Un aereo per l’Afghanistan, dove ritorna l’intuizione di Roboante per il nodo irrisolto e in perenne esplosione rappresentato dal continente asiatico. Cos’è mai questo impegno? Missione di pace o strumento di aggressione? Occorre stabilirlo sia che ci si trovi come spettatori passivi di un notiziario in tv, o che ci si atteggi a rivoluzionari de noantri nel teatrino di un centro sociale

N meets N: Nashville incontra Napoli e partorisce l’editto-sfida de Il capo dei briganti che dal suo avamposto governa l’antistato contro quel che resta di uno stato troppe volte complice e connivente. Sostenuta dall’efficacissimo fingerpicking di Giuseppe Scarpato, inframmezzata da una chitarra di knopfleriana memoria, nonché dagli spunti di tastiera di Raffaele Lopez, la ballata si impenna nella morsa della taranta per fare fronte comune contro le truppe del tiranno. Fra i miasmi puzzolenti di quintali d’immondizia e i bagliori sinistri di blindati dati alle fiamme. 

John Belushi e James Brown avanzano salmodiando gorgheggi spiritual, spalmandosi di creme e misture preparate da colei che, a torto o a ragione, funge da capro espiatorio per l’ipocrisia di bigotti benpensanti.
E allora, perché non gridare: WANNAMARKILIBERA? Un drumming sincopato insieme a un tappeto di Hammond fungono da spina dorsale al brano che è sentito omaggio alle radici di King Elvis. Nell’esplosivo ritornello la voce di Daniela Carelli fa da splendido innesco a quello che potrebbe diventare un piacevole tormentone da alta classifica. 

Una ritmica dal sapore colloquiale introduce l’ideale prosecuzione della title track. In fondo, quella di Roboante sarà un’eterna Vita da Pirata spesa sulla schiuma di mari ancora da esplorare, o sul disegno della Donna ancora da incontrare, non importa in quale parte del mondo. Il refrain potente, e il semplice, ma efficace, solo di Drigo
ci comunicano che siamo ancora dalle parti del signor Knopfler. Nella seconda parte il ritornello sostenuto dai bellissimi cori si allunga e tocca vette intense, cambiando linea melodica. Mi permetto di far mio un verso
che diventerà motto ed epitaffio: E confesso il mio peccato, io non mi accontento mai…

Per Roboante, Cuba è uno degli approdi felici. Questa morbida ballad tratteggia la bellezza languida
di un luogo sospeso in un limbo invalicabile. D’atmosfera l’intervento di Fabrizio Barbacci al pianoforte. 

È il momento di riscrivere la storia della nostra strana nazione. Gli americani ci sfottono, notando che tiriamo fuori le bandiere nel momento in cui andiamo tutti nel pallone. Forse hanno ragione. Le storie per bambini cominciano con C’era una volta… per gli adulti basta dire che una volta C’era un re, che nel maldestro tentativo di allinearsi agli altri reali europei combinò un guazzabuglio e un equivoco che arriva fino ai giorni nostri. Prodotta e suonata nel periodo caldissimo dell’emergenza monnezza a Napoli, è un rock-blues asciutto e nervoso dove spadroneggia la coppia chitarristica Porcelli-Scarpato. Il finale è affidato a suoni onomatopeici a ricordarci
che c’è chi brucia la bandiera e chi incendia spazzatura… 

Qui pianeta terra, con l’unica radio che trasmette le ultime parole… Forse comandi bellici o richieste di pace. Chissà a chi appartengono, da quale continente provengono… Voce che declama un laico rosario:
Per noi abbagliati da un lampo, sparpagliati nel mondo che a poco a poco ci stiamo ritrovando… 
Allo stesso tempo vicini e lontani. Chissà se capiremo mai da che parte remare.
Fine del viaggio con la ritmica che si allontana in punta di piedi e senza voltarsi.
Testimonianza da presentare alle nuove generazioni. Se ci saranno… 

Brano per palati fini, che scontenterà coloro che da questo disco si aspettavano il “Capolavoro”. Di Capolavori, Edoardo Bennato da Bagnoli, Napoli, ne ha sfornati diversi. Ed è facile cadere nella trappola della “contabilità-cantabile” cercando di far conciliare sensibilità e mestiere quando non si ha alle spalle una multinazionale.
Il Viaggio è ricominciato e attendo buone nuove dall’orizzonte luminoso…

Antonio Dubois

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Dal Forum del www.bennato.net

AlessiaLun Mar 15, 2010 4:51 pm – Beh, caro Tony, devo dire che con questa tua “recensione-racconto” sembra quasi che tu voglia accompagnare chi legge all’ingresso di quel “tempio abbandonato nella giungla”. E ora a voi la parola gentili ascoltatori! Grazie.

Fra 84 Lun Mar 15, 2010 5:09 pm – Apprezzo la tua recensione e sottolineo come si avverte molto la mano
(e l’orecchio) del musicista. Ma sarei curioso di capire il tuo punto di vista emotivo, quello da fan, insomma!!!
T’ha preso sto disco, eh ?!

CAMPIFLEGREI 55Lun Mar 15, 2010 7:30 pm – OTTIMA RECENSIONE TONY, SOLO UNA COSA NON MI TROVA D’ACCORDO: SECONDO ME
LA CANZONE “WANNAMARKILIBERA” E’ MOLTO PIU SIGNIFICATIVA DI QUELLO CHE SEMBRA.
E NON E’ SOLO MOLTO ORECCHIABILE, IO LA INTERPRETO COME UN ALTRA ACCUSA CONTRO
LA CHIESA IN GENERE, LE INDULGENZE, LE ASSOLUZIONI, CRIMINALI VESTITI DA PREDICATORI.
CMQ GRANDISSIMA RECENSIONE PARI AL TUO LIVELLO!!

MARA66Lun Mar 15, 2010 8:23 pm – Questa volta, caro il mio Tony son costretta a farti i complimenti, anche se, come al solito, ho dovuto leggere DUE volte per comprendere a pieno! Mannaggia come sei difficile! D’altra parte l’ignoranza non è ammessa neanche dalla legge, figuriamoci! Hai descritto i suoni in maniera esemplare e mentre leggevo era tutto un pensare: è vero..non l’avevo notato, ma si sa anche l’orecchio deve essere abituato a notare i particolari! Ora passiamo ad altro:

Che grande invenzione gli anagrammi… Le vie del rock sono infinite, l’atteso nuovo lavoro discografico di Edoardo Bennato, si trasforma in Incendiereste violino folk di Roboante Da Onde. Bellezza e potenza della lingua italiana.

Perchè??? Mi spieghi il senso? Come ti è venuto in mente???

omaggio indiretto ai Dire Straits di ‘Love Over Gold’ e al fido Scarpato?

Mi spieghi anche questa? Perché Scarpato con il cielo plumbeo ed i fulmini?

La stessa chitarra che sembra non voler trovar pace accompagna il viaggio di Un aereo per l’Afghanistan, dove ritorna l’intuizione di Roboante per il nodo irrisolto e in perenne esplosione rappresentato dal continente asiatico. Cos’è mai questo impegno? Missione di pace o strumento di aggressione? Occorre stabilirlo sia che ci si trovi come spettatori passivi di un notiziario in tv, o che ci si atteggi a rivoluzionari de noantri “nel teatrino di un centro sociale”…

So che i ragazzi dei centri sociali se la sono un po’ presa per questa frase…ma c’è da capirli…pensano di cambiare le cose da li…piuttosto mi sono offesa anch’io, giusto un piccolo fastidio, in quanto nel 2003 tanti hanno provato a non far partire la missione “di pace” ma nessuno ha ascoltato…quindi ci dia lui una soluzione, un modo per fermarla senza criticare e basta. Non mi fraintendere, non chiedo soluzioni facili…ma ho solo percepito una critica buttata li e mi ha irritato! Cogli la mia critica nel giusto modo!

John Belushi e James Brown avanzano salmodiando gorgheggi spiritual, spalmandosi di creme e misture preparate da colei che, a torto o a ragione, funge da capro espiatorio per l’ipocrisia di bigotti benpensanti. E allora, perché non gridare: WANNAMARKILIBERA?

Stesso commento fatto da Robi.Ora, logicamente non con le tue parole altrimenti avrei creato un mostro,
ma l’accostamento al film E’ STATO IDENTICO!

Il Viaggio è ricominciato e attendo buone nuove dall’orizzonte luminoso…

è l’augurio di tutti noi… Bravo Tony, complimenti!

RagazzaDaiGrandiSogniMar Mar 16, 2010 2:39 am Nemmeno io mi ero accorta che i post erano spariti. Tony, ti avevo semplicemente fatto i complimenti per la bella recensione e la mia frase finiva con un “bravo”!!!

GrazMar Mar 16, 2010 8:42 am – Che dire,in sintesi,della tua recensione-punto di vista-opinione-cervellotica analisi? Bravo Tony! Io non sono ancora pronta per la mia. Sono in lenta elaborazione. bacio

MarinaMar Mar 16, 2010 12:26 pm – Fratè, sei un genio! Ma come fai? Non riuscirei a scrivere una recensione così bella, attenta, “illuminata” (e dddai passami questo termine ) nemmeno se rinascessi cento volte. Uff!!!
Ne parleremo a voce. Rischio di perdermi, altrimenti. Con orgoglio, un bacio grande grande.

Senza PatriaTony, Tony, Tony…Più che una recensione, questo è un quadro. Hai scritto col pennello
e hai disegnato la perfezione dei dettagli. Gli stessi dettagli che, se avessi notato solo io, mi avrebbero portato
ad auto-ritenermi pazzo e visionario. Che consolazione sapere che ci sei anche tu, amico mio. L’affinità è totale
e il tuo genio è uscito tutto, improvviso e sornione, dalla rosa di una EKO ranger del ’72… Come un buon whisky torbato o un maestoso Barolo del ’71; annata che, dalle mie parti, l’Abbazia dell’Annunziata Ratti consacrò eccezionale. Quante cose avremmo da raccontarci, io e te. Ti lascio con l’introduzione di una mia canzone che, oltre ad essere un atto d’amore per ogni singola esistenza, è anche un ringraziamento a tutti quelli che, nell’arco di una vita, fanno sì che ogni momento diventi ricchezza.
Memorie vaghe dal mio passato che ricompaiono…
Squarci di tempo che, in una vita, la ricompongono…
Ci son diamanti incastonati che non si rubano,
ci sono denti avvelenati che non mi cadono……
E per fortuna ci sei tu…

Un abbraccio fraterno.

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I commenti dei nostri amici su FB

Marilisa Merolla: Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!

Marcello Diso: Aldilà dell’ottima maniera con la quale hai saputo cesellare la lingua italiana nella tua recensione, non posso proprio nascondere che sei uno, Tony, che su Bennato la sa Lunga Molto!
Come al solito, bel lavoro, ricco di particolari e di richiami al Bennato pensiero. Ho apprezzato molto il collegamento
che hai fatto tra “Io Tarzan e tu Jane” e “Ci sei riuscita” non immediato e scontato per tutti.

Stanislao dell’Aquila: Bravo Antonio, COMPLIMENTI PER LA TUA ANALISI E PER L’ESPOSIZIONE!

Paolo Di Silvio: E bravo Tony, non ti conoscevo in questa veste. Complimenti per la cura dei particolari
e per la competenza musicale e, nello specifico, sulla discografia di Edoardo Bennato. Ciao, a presto!

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9/3/2010: Edo @La Feltrinelli (RM)

Presentazione a La Feltrinelli di Roma di Le vie del rock sono infinite

Giornata piena di incontri a La Feltrinelli di Roma, via Appia, con nuovi e vecchi compagni delle avventure bennatiane. Il Nostro -insieme a Max Tassi- stavolta ha preferito le carrozze di Trenitalia per la sua trasferta capitolina e arriva con una mezz’ora di ritardo rispetto all’orario previsto.

Prima dell’evento si unisce al nostro gruppo Gianmaurizio Foderaro amico di Edo e direttore della programmazione radiofonica di Radiouno Rai, che ci concede alcune gustosissime chicche riguardanti l’attività
di Edoardo e gli impegni del servizio pubblico per sostenerne l’ultima fatica discografica. Stasera sarà a lui a condurre il botta e risposta fra giornalista ed artista. Tutto è pronto per l’ingresso in scena nel proscenio musical letterario ed è un po’ come assistere a un live bennatiano. Probabilmente gran parte di quello che ha detto sarà simile a quanto accaduto a Milano e Napoli, ma per me ci sono stati alcuni spunti, ricordi, aneddoti che non avevo ascoltato prima d’ora.

Si parte con Perfetta per me nella quale l’autore esplica il suo ideale femminile, affermando di ironizzare volutamente su alcuni aspetti della protagonista: «Lei sui tacchi barcolla e rischia di cadere. E sua madre le urla che deve dimagrire» e tracciando un parallelismo su quanto ci viene proposto dalla pubblicità: «Con Massimo abbiamo visto alla stazione un manifesto enorme che pubblicizzava un modello maschile, supermacho, palestrato, bellissimo. Armani sarà asciuto pazzo per stò manifesto… E invece la fisicità, la bellezza della donna il più delle volte viene mortificata. Una volta sono stato a una sfilata di Dolce e Gabbana. In quella occasione le modelle sembravano donne del Bangladesh…» Si prosegue nell’esplorazione dell’universo femminile con È lei: «In questo brano ho immaginato la protagonista come una figura di donna rivoluzionaria. Quando mio fratello Eugenio ha ascoltato il verso che parla di equilibrio e tenerezza mi ha detto “Ma come, vuoi parlare di una donna che da grande scriverà il futuro del mondo, io immaginavo una donna forte, senza bisogno di questi sentimenti…” Io invece ho insistito per mantenere questo verso perché penso che se l’essere umano nasce e cresce in un ambiente che dà amore, nel corso della sua vita ricambierà questo sentimento…»
E a proposito di industria discografica, media, fans Edoardo ricorda quanto tutto questo sia indissolubilmente legato: «Nel ’95 un anno per me sciagurato dove –fra l’altro- persi anche mia madre incisi Le ragazze fanno grandi sogni che passò inosservato. Nel 2001 i creativi della Tim mi chiamarono per impostare la campagna pubblicitaria. Per gli spot la loro intenzione era di adoperare Ma che sarà come commento sonoro.
Quando fu pronto il girato mi accorsi che la canzone non si confaceva alle immagini, allora proposi loro di ascoltare Afferrare una stella. Rimasero a bocca aperta, addirittura entrò Bonolis che registrava negli studi accanto. La domanda da parte di tutti era la stessa: ”Bellissimo brano! Fa parte del nuovo disco?” » Spassosissimo anche il ricordo dell’incontro a piazzale Loreto, Milano, con un fan di vecchia data che complimentandosi con lui assumendo un’espressione funerea aggiunse: «Ah Edoardo, sono dispiaciutissimo per te perché le tue canzoni fanno da sottofondo agli spot della Tim…»

Tornando alla leggenda metropolitana che vuole il rocker napoletano schierato con una parte politica,
narra la cronologia degli avvenimenti ricordando che: «Anche se mi avevano dato la patente come portavoce dell’insoddisfazione giovanile in Italia cantai Arrivano i buoni proprio per far capire che io facevo musica rock
e quindi la musica rock non può essere asservita a nessuna fazione politica né in Italia né all’estero…
Era successo con Dylan, e con molti eroi del rock. Le fazioni politiche cercano di coinvolgerti. Il musicista rock deve cercare di svincolarsi da questi ricatti… Bono e Geldof fanno cose di un certo livello parlando dei problemi che riguardano il sociale e il politico. Si impegnano sventolando sempre la bandiera del rock, non certo quella
di una fazione politica. In Italia poi la situazione è talmente ridicola che sarebbe assurdo parteggiare per una fazione politica o per un’altra. Allora come adesso…» Arriva il “question-time” con gli astanti. Rivolgo a Edoardo la domanda che serbavo dopo aver ascoltato il cd. Riguarda Per noi brano che definisco –felicemente- atipico nella sua produzione, con un retrogusto di “day-after” che verrà capito da –speriamo che siano molti- palati fini. Edoardo mi risponde con quello che corrisponde al mio pensiero, snocciolando velocità di rotazione del pianeta terra, della terra intorno al sole, di terra, sole ed universo…«Tutto questo per dire che nonostante tutti i nostri problemi, le nostre aspettative, volenti o nolenti siamo costretti a muoverci insieme. Cercando, tentando,
di racchiudere queste aspettative in sole cinque strofe di canzone…» Un incauto spettatore probabilmente coetaneo di Edoardo o giù di lì rivolge al Nostro le lodi di prammatica: «Ascolto anche musica classica
e Bennato può esser definito un classico. Più invecchi… scusami, volevo dire più vai avanti e come il vino migliori…» Poi, scivola inconsapevolmente su una buccia di banana e credendo di incontrarne l’assenso
chiede cosa ne pensa sul suo «concittadino che l’ha combinata grossa firmando quel decreto!!!» Edoardo senza pensarci un attimo sfodera un’imitazione di Napolitano prendendosi amabilmente gioco dell’interlocutore.
Giunge il momento di WANNAMARCHILIBERA preceduta dalla spiegazione della scelta dell’ambientazione musicale figlia del primo Elvis-the pelvis. È il momento in cui Edo chiede maggior coinvolgimento da parte
del pubblico che in verità si dimostra fin troppo timido: «Avete paura della Santa Inquisizione???» tuona con voce da baritono.

È il gran momento della firma dell’ultimo prodotto in casa Bennato, e quando tocca a me mi accoglie con un «Ciao Guagliù!» Sorride soddisfatto imitando la risata del nonno Vincenzo di Joe Sarnataro quando gli chiedo una dedica che diventerà motto ed epitaffio per il sottoscritto: E confesso il mio peccato, io non mi accontento mai… Lo abbraccio complimentandomi per il bellissimo lavoro svolto con Eugenio a proposito del brano
Le vie del rock sono infinite. I lavoratori de La Feltrinelli –giustamente-smaniano per chiudere i battenti. Si è fatto davvero tardi. Lo spicchio di forum sciama allegro e soddisfatto commentando allegramente le stranezze della vita soddisfatto per quanto ha ascoltato. Un abbraccio particolare a Massimo Tassi per la disponibilità.
Un arrivederci a Ale, Mauro tu vuò fa l’americano, Paolo, Gianni, Marcello, Benny.

E confesso il mio peccato, io non mi accontento mai…

Antonio Dubois

Foto di Mauro Mantuano

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28/12/2009: Edo, cd news

Direttamente dal “campo delle operazioni” musicali…

L’atmosfera è assolutamente da good vibrations. Inoltre l’arrivo di Raffaele Lopez dà un marchio di continuità
con i precedenti lavori di Edoardo. Nel disco ci sarà una sezione d’archi “vera” e altre parti che verranno suonate
dai synt. Inoltre, è ufficiale: anche in produzione, alla sezione ritmica ci sarà la coppia basso e batteria dei Negrita. Tramontata invece la figura del batterista estero. E sì, perché le altre parti di batteria sono state affidate all’Eminentissimo Alfredo Golino. Come ho detto al mio interlocutore «Un nome, una garanzia…»
Il feeling fra i NegritaMusician’s e Edoardo è splendido, nonostante le differenti esperienze artistiche.
Ottimo segnale. Ricordo che nel mainstream de La fantastica storia, la versione di Pau & cy
di È arrivato un Bastimento non mi fece rimpiangere l’originale…

Antonio Dubois

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4/12/2009: Edo live @San Prospero (MO)

«È in atto un tentativo di esperimento da parte di alcuni scienziati per testare la mia resistenza psicologica!» Edoardo, sarcastico e tagliente come da par suo, urlava così, mani a imbuto ai lati della bocca, sguardo rivolto
al punto più alto della tensostruttura che ospitava il live degli Hill Side-Power Trio & Edoardo Bennato,

Riavvolgo il filo degli avvenimenti per meglio spiegare. Acqua che Dio la manda dal Lazio, passando per il Veneto fino all’Emilia, Modena, San Prospero. All’interno della tensostruttura, copia fedele di un tendone da circo, fervono i preparativi per il live degli Hill-Side Power Trio (Giuseppe e Gennaro Scarpato, Patrix Duenas) insieme
a Edoardo. Poco prima Peppe mi aveva svelato questo “ritorno al passato” da parte di Edoardo: originariamente l’evento avrebbe visto protagonisti gli Hill Side, all’interno della kermesse natalizia curata da Ettore Diliberto (Custodie Cautelari, Notte delle Chitarre). In seguito Giuseppe, accompagnato casualmente da Edoardo,
aveva incontrato uno degli sponsor della manifestazione emiliana. Lo stesso sponsor un po’ per scherzo
un po’ seriamente, ha chiesto a Edoardo se poteva esibirsi in un paio di brani, con il risultato di ottenere non solo l’assenso da parte del Nostro, ma addirittura una scaletta di parecchi brani. Roba da leccarsi i baffi!
Dopo l’incontro con Annalisa Scarpato e il piccolo Jacopo, cominciano le danze con un Patrix infreddolito
e in gran forma come lead vocal e bassista atipico –soprattutto per il modo si suonare lo strumento in alcuni frangenti; Gè in maniche corte, nonostante la temperatura di pochi gradi all’interno del tendone, talmente accaldato da spezzare una bacchetta già al secondo brano; e Peppe in costante comunicazione con il fonico
di palco tra un brano e un altro. Una carrellata di songs che spaziano dalla – bellissima – rivisitazione con intro ipnotica di Come together al reggae di Is this love . Antipasto succulento per l’ingresso di Edoardo. Personale giro d’orizzonte per verificare la presenza numerica e rendermi conto che il pubblico è ben al di sotto delle potenzialità. D’altronde la partecipazione di Edoardo è stata davvero all’ultimo minuto. La performance
del Wonderful Trio si allunga perché ci sono gli – immancabili – problemi tecnici che funestano l’esibizione
di qualsiasi artista. In questo caso il gobbo elettronico di Edoardo non fa il suo dovere, e il pubblico comincia
a reclamare l’ingresso del Nostro che entra in scena con un set acustico: Venderò e La fiera dei buoni sentimenti aprono il set di Edoardo che attacca l’arpeggio di Un giorno credi e… accade quel che non ti aspetti. Black out elettrico. Totale, violento, spiazzante. Maglia nera non a Giove Pluvio, ma alla organizzazione incapace di prevedere simili evenienze e di non aver provvisto la tensostruttura di luci e generatori di emergenza. Leggero panico fra gli astanti, con uno stuolo di giacchincravattati body guards inefficienti e disorientati.
Edoardo non si scompone, si siede sul palchetto che ospita la batteria e continua a scaldarsi con armonica e chitarra attorniato da Hill Side, Max Tassi, Mago Magurno. Dopo circa 10’ fiat lux! E Un giorno credisi completa.
La Godin di Edoardo non molla come i kilowatt e L’isola che non c’è fa il suo ingresso. Seconda strofa, secondo black out!!! Copione identico al precedente, con ulteriore penalizzazione. Da squalifica – parlando in termini
di football- per almeno due turni. Dopo circa mezz’ora Edoardo si rivolge a noi poggiando a mò di megafono
le mani ai lati della bocca annunciandoci che «gli organizzatori mi hanno detto che è saltata la centralina elettrica. Non si può proseguire…» Inevitabili mugugni da parte del pubblico, da dove –più alta del giusto dissenso- arriva la richiesta da parte di una ragazza: «Almeno cantaci un’altra canzone!». Ritorno alle origini
per un set che Edo mai si sarebbe aspettato, ma che affronta con (forse solo apparente, ma certamente molto professionale) nonchalance, ed un accentuato ghigno ironico sul viso. Sciuscià 12 corde, kazoo, tamburello
a pedale, sorretto alle sue spalle dalle chitarre di Max Tassi e Peppe Scarpato che danno più corpo a una scena acustica altrimenti precaria. Et voilà: Sono solo canzonette e Il gatto e la volpe cantati da Edo e tutti noi
del pubblico, con la scena illuminata dalla torcia – sic!- di un bodyguard puntata verso l’alto, a creare un pò
di riflesso dal tetto del tendone. Immediato mi torna alla mente il ricordo dei “vecchi” Falsi d’Autore in quel
di S. Giorgio a Liri, Frosinone, fine agosto 2005, Festa dell’Unità, sound check perfetto, tempo splendido, dibattito politico pre concerto ok, poi pioggia insistente fino a mezzanotte con il pubblico che non voleva saperne
di andare a casa, mini live -come quello di Edoardo realmente unplugged, ovvero senza spina – all’interno di un tendone che ospitava le maestranze della Festa. Il parallelo mi rende contento e diminuisce un poco la delusione che accomuna – credo – Hill Side, Edoardo e pubblico pagante. Fine show con Edoardo che ci ringrazia e parte con le sue bordate: «E’ in atto un tentativo di esperimento da parte di alcuni scienziati per testare la mia resistenza psicologica! Qualcuno avrà saputo che sto per rientrare – a livello discografico ndr- e si stanno preparando per accogliermi!!!!» Risate ed applausi degli astanti per sottolineare il “comunicato” edoardiano.
In conclusione, serata ricca di imprevisti, ma in quanto tale molto “vera”.

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Antonio Dubois

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